Perché il Pensiero Giudicante ci inganna: il ruolo nascosto dei Bias Cognitivi
Scopri come il Pensiero Giudicante e i bias cognitivi influenzano le tue scelte. Riconoscili e vivi più libero e consapevole!
La mente mente: I trucchi quasi furbi del cervello
Nel primo articolo ( puoi leggerlo QUI ) abbiamo esplorato quanto sia importante imparare a non giudicare noi stessi e gli altri. Abbiamo visto che il pensiero giudicante nasce spesso dalla paura, dall’insicurezza e dal bisogno di sentirsi superiori per non affrontare certe emozioni difficili.
Giudicare è come mettersi una corazza: sembra proteggerci, ma in realtà ci isola e ci impedisce di vivere davvero.
Abbiamo parlato di come l’auto-osservazione gentile ci aiuti a riconoscere questi pensieri giudicanti senza combatterli, ma cercando di comprenderli. Come quando ascoltiamo un bambino arrabbiato: non lo zittiamo, ma cerchiamo di capire cosa sta provando.
Ma questo è solo l’inizio. Per liberarci davvero dal pensiero giudicante, dobbiamo andare più a fondo e scoprire come funziona la nostra mente. Perché e questo è uno dei punti chiave, “la mente mente” un gioco di parole che svela una verità profonda: non sempre ciò che pensiamo corrisponde alla realtà.
Infatti, la mente non sempre ci racconta la verità. Usa scorciatoie, filtri, automatismi. È come un mago che ci mostra un trucco, e noi ci caschiamo ogni volta.
Questi trucchi si chiamano Bias cognitivi. Sono vere e proprie distorsioni che influenzano il modo in cui percepiamo la realtà, prendiamo decisioni, ricordiamo eventi, e giudichiamo le situazioni. E non lo fanno “una volta ogni tanto”, lo fanno sempre. Anche adesso, mentre leggi.
La nostra mente si difende: troppi stimoli e informazioni
Prova a immaginare di camminare in una grande città: cartelloni pubblicitari, rumori di auto, messaggi sul telefono, persone che parlano, pensieri che si affollano. Il cervello, ogni giorno, riceve milioni di stimoli. Sarebbe impossibile processarli tutti con attenzione. E allora che fa?
Usa “schemi” e “modelli” per interpretare la realtà. Sono come scorciatoie mentali che si rinforzano ogni volta che ci sembrano confermati, anche quando si basano su false premesse.
Daniel Kahneman, premio Nobel e autore del celebre libro “Pensieri lenti e veloci”, scrive che il cervello umano funziona come se avesse due sistemi:
- Il Sistema 1, veloce, automatico e intuitivo, che “opera automaticamente e rapidamente, con poco o nessuno sforzo e senza il senso del controllo volontario”.
- Il Sistema 2, più lento, razionale e deliberativo, che “richiede attenzione al suo operare, e le sue attività sono spesso associate alla scelta e alla concentrazione”.
La maggior parte delle nostre azioni quotidiane avviene grazie al Sistema 1, proprio perché è più veloce e richiede meno energia.
Ma c’è un problema: questo sistema è anche il più soggetto a Bias che sono dei veri e propri errori sistematici di pensiero.
Questi errori non sono casuali. Sono il modo con cui il cervello cerca di semplificare la realtà per risparmiare fatica. È come se dicesse: “Non ho tempo per analizzare tutto; quindi, decido in base a quello che sembra giusto”.
Ecco che mette in atto quei trucchi furbi che gli permettono di prendere scorciatoie e attivano il pensiero giudicante.
“I trucchi furbi”, i Bias come occhiali invisibili
Come i Bias possono influenzare la nostra quotidianità?
Immagina ora di avere un paio di occhiali con lenti colorate. Li indossi da così tanto tempo che non ti accorgi nemmeno di averli. Ma tutto quello che vedi passa attraverso quelle lenti.
Se sono blu, il mondo ti sembrerà blu. Se sono rossi, tutto avrà una sfumatura rossa. Questi occhiali invisibili sono i nostri Bias cognitivi.
Li abbiamo costruiti fin da piccoli, con le esperienze, l’educazione, la cultura, le emozioni. E sono diversi da persona a persona.
Ecco perché, davanti alla stessa situazione, due persone possono reagire in modi completamente opposti.
Non solo vediamo la realtà in modo diverso, la viviamo in modo diverso.
I Bias influenzano il modo in cui:
- scegliamo un partner
- gestiamo un litigio
- reagiamo a una critica
- affrontiamo un cambiamento
- ci valutiamo allo specchio
- giudichiamo gli altri.
E spesso nemmeno ce ne accorgiamo.
È come se ci muovessimo in una casa buia, guidati da un navigatore automatico, che però ha una mappa un po’ sbagliata.
Come si formano i Bias?
Questa è una domanda fondamentale. Perché, se capiamo da dove vengono, possiamo iniziare a metterli in discussione. I bias si formano perché il cervello cerca ordine e significato, anche quando non ci sono.
Le origini principali sono:
Esperienze passate
Se da piccoli siamo stati criticati spesso, potremmo sviluppare un bias che ci fa sentire inadeguati, anche quando nessuno ci sta giudicando.
Educazione e cultura
Ciò che ci insegnano, direttamente o indirettamente, influenza il modo in cui vediamo il mondo.
Esperienze emotive forti
Un evento traumatico o molto emozionante lascia un segno profondo. Il cervello, per proteggerci, può generalizzare: “Se una volta sono stato ferito da una persona autoritaria, tutte le persone autoritarie sono pericolose”. Ma non è vero, anche se il cervello ci crede.
Nel tempo, questi input diventano verità interiori, anche se non corrispondono alla realtà oggettiva.
Perché la nostra mente crea i Bias?
Nell’evoluzione, la velocità ha spesso salvato la vita. Se un rumore nella foresta poteva essere un predatore, era meglio reagire subito, anche se si trattava solo del vento.
La mente ha imparato ad usare molto il sistema 1 per creare schemi decisionali veloci e a sbagliare per eccesso di prudenza, piuttosto che rischiare.
I Bias sono quindi una strategia di sopravvivenza. Sono meccanismi automatici che ci permettono di risparmiare energia e di decidere in fretta.
Ma oggi viviamo in un mondo molto diverso. Le minacce non sono più leoni o serpenti, ma e-mail, giudizi sociali, pensieri interiori.
I nostri automatismi, che prima ci salvavano, ora possono sabotare le nostre relazioni, la nostra autostima, la nostra libertà, e attivano un pensiero giudicante errato di situazioni, persone, e soprattutto noi stessi.
I principali Bias cognitivi: riconoscerli per non caderci
Ora vediamo alcuni Bias tra i più comuni e potenti.
Il Bias di conferma: voglio solo avere ragione
È uno dei più insidiosi. Significa che tendiamo a cercare, ricordare e interpretare le informazioni in modo da confermare ciò che già crediamo.
Il Bias dell’ancoraggio: la prima impressione conta (troppo)
Quando dobbiamo fare una valutazione, la prima informazione condiziona tutto il nostro giudizio successivo, anche se è irrilevante.
Il Bias dell’attribuzione: io ho le mie ragioni, tu hai i tuoi difetti
Tendiamo a giustificare i nostri errori con le circostanze (“Non ho consegnato in tempo perché ero stressato”), ma attribuiamo gli errori degli altri al loro carattere (“Non ha consegnato perché è pigro”).
L’effetto alone: un dettaglio diventa tutto
Se una persona ci piace (o non ci piace) per un motivo, tendiamo a giudicarla globalmente sulla base di quella singola caratteristica.
Il Bias della disponibilità: ciò che ricordiamo sembra più frequente
Tendiamo a giudicare la frequenza o la probabilità di un evento in base a quanto facilmente ci viene in mente.
Spesso i Bias ci portano a giudicare gli altri, ma ancora più subdolo è il modo in cui li usiamo contro di noi ci allontana dall’auto-compassione, quella capacità di essere gentili con noi stessi.
Bias e Giudizio: il cortocircuito della mente crea il pensiero giudicante
Come abbiamo visto nel primo articolo, il Pensiero Giudicante è spesso la vera gabbia che ci imprigiona.
Bene, i Bias cognitivi sono il carburante di quel giudizio.
Molte volte non ce ne accorgiamo, ma il pensiero giudicante verso noi stessi e verso gli altri nasce proprio da un Bias. Anzi, da un’intera catena di Bias che si attivano in sequenza, come un domino.
Quando giudichiamo noi stessi o gli altri ci sembra di avere ragione. Pensiamo di vedere le cose “così come sono”. Ma in realtà, nella maggior parte dei casi, stiamo solo guardando attraverso lenti deformate, influenzate dai nostri Bias cognitivi.
Non vediamo la realtà: vediamo una versione della realtà, distorta dai filtri mentali che abbiamo sviluppato nel tempo.
Supponiamo di vedere una persona che arriva tardi a un appuntamento. Possiamo pensare: “È maleducato, non rispetta il mio tempo, non gliene importa nulla.”
Questo giudizio si basa su:
- Bias dell’attribuzione: tendiamo ad attribuire i comportamenti degli altri a loro caratteristiche personali (“è maleducato”) invece che a circostanze esterne (“magari c’era traffico”).
- Bias di conferma: se già pensiamo che quella persona sia poco affidabile, useremo il ritardo come prova per confermare la nostra idea.
- Effetto alone: un solo comportamento negativo (ritardo) influenza la nostra percezione generale della persona.
Ecco, da un singolo evento, nasce un’intera narrazione giudicante.
I Bias sono attivi anche nel giudicare noi stessi.
Se dentro di me porto la convinzione che “non valgo abbastanza”, il mio cervello, tramite il Bias di conferma, inizierà a notare solo le situazioni in cui sbaglio, fallisco, o ricevo critiche. Ignorerà, invece, le volte in cui ricevo apprezzamenti, in cui riesco in qualcosa, in cui gli altri mi dimostrano fiducia.
È come avere un radar tarato solo su certe frequenze: riceve solo quello che si aspetta di trovare.
Il Bias di negatività, poi, rafforza il tutto: anche se ho nove esperienze positive e una negativa, sarà quest’ultima a occupare la mia mente, a colorare il mio giudizio, a farmi sentire “sbagliato”.
E non solo nei confronti di me stesso: anche verso gli altri. Se una persona mi deludesse una volta, potrei etichettarla subito come “inaffidabile”, dimenticando tutte le volte in cui si è comportata bene.
Questo è il pensiero giudicante in azione, alimentato da meccanismi invisibili.
La Consapevolezza: l’antidoto più potente
“Il Sistema 1 è utile, ma anche pericoloso se non viene ‘supervisionato’ dal Sistema 2.”
(Daniel Kahneman)
Questo significa che il Sistema 1, utilizzatore dei Bias, ci permette di affrontare le situazioni quotidiane con prontezza con la sua rapidità ed efficienza. È come un pilota automatico: veloce, istintivo, pratico. Prende decisioni basate su intuizioni, impressioni, associazioni immediate.
Spesso ha ragione, ma altre volte sbaglia clamorosamente, soprattutto quando ci troviamo a dover affrontare giudizi complessi, situazioni ambigue o emozioni intense. In questi casi, il rischio di cadere nei Bias cognitivi è altissimo.
Il Sistema 2, invece, è quello che “pensa al pensiero”.
È riflessivo, analitico, più lento e richiede maggiore energia mentale, ma è anche ciò che ci protegge dai tranelli del pensiero veloce. È la parte di noi che può osservare, valutare e soprattutto scegliere consapevolmente controllando “i trucchi furbi”.
Quando attiviamo il Sistema 2, possiamo fermarci. Possiamo mettere in discussione ciò che pensiamo, chiedendoci: è proprio vero? È l’unico modo di vedere questa cosa? Mi serve davvero questo pensiero?
Possiamo decidere consapevolmente se fidarci del primo impulso o se osservare la situazione da un’altra prospettiva. Questo è il cuore della libertà interiore.
La consapevolezza, tuttavia, sta anche nell’ avere coscienza che i due sistemi molto spesso non collaborano e si bloccano a vicenda, l’uno troppo veloce e impulsivo, l’altro toppo lento e rigoroso nel controllo.
Ipnosi e Consapevolezza: alleati contro il Pensiero Giudicante
Perché l’ipnosi è un alleato prezioso nel riconoscimento dei Bias?
Quando entriamo in uno stato ipnotico, il rumore del mondo si attenua e la nostra mente si apre con maggiore ricettività. È in questa quiete interiore che possiamo osservare i nostri automatismi con più lucidità.
Il Sistema 2, normalmente impegnato nel controllo razionale e nell’analisi logica, tende a rilassarsi e diventare più flessibile. Questo non significa che venga disattivato, ma può collaborare in modo più armonioso col Sistema 1: non più come un controllore severo, ma come un alleato nella comprensione.
In questo stato, possiamo esplorare i meccanismi automatici del Sistema 1, quei pensieri rapidi, intuitivi e spesso distorti da Bias inconsci, rallentarli, osservarli e riconoscerli.
L’ipnosi apre uno spazio sicuro dove diventa possibile riprogrammare il modo in cui percepiamo noi stessi e il mondo, accedendo a nuovi punti di vista, più realistici, più liberi dai filtri distorti e inconsapevoli che spesso ci condizionano.
È un lavoro di raffinata consapevolezza, dove la mente smette di reagire e inizia a scegliere, aprendosi alla possibilità di un cambiamento profondo e duraturo.
La consapevolezza, quindi, non è solo un atto mentale.
È una pratica viva, che possiamo coltivare nella quotidianità, nella riflessione, nella meditazione, nel dialogo interiore e anche attraverso strumenti come l’ipnosi.
Perché solo quando vediamo chiaramente, possiamo scegliere davvero.
Il viaggio nel Pensiero Giudicante continua a vele spiegate
I Bias cognitivi sono come il vento invisibile che spinge le vele: non lo vediamo, ma influenza la direzione del nostro viaggio. Se impariamo a riconoscerli, possiamo usarli per navigare meglio, e non per farci trascinare.
Prima di salutarci, ti lascio due spunti per riflettere:
- Il Pensiero Giudicante nasce da una parte di noi che ha paura, che vuole protezione.
- I Bias cognitivi filtrano e alterano la realtà, facendoci vedere solo ciò che conferma il nostro giudizio.
Se hai piacere nel seguirmi, i trucchi furbi della mente non si esauriscono con i Bias.
E se pensi che sia tutto qui, preparati: i trucchi furbi della mente sono molto più numerosi di quanto immagini!
Nel prossimo articolo sul Pensiero Giudicante scopriremo insieme come le parole legano i tuoi pensieri e come il Sistema 1 costruisce schemi che influenzano ogni tua scelta.
Non è una corsa alla perfezione, è un cammino verso la libertà. Liberi di osservare con occhi nuovi, di pensare senza catene, di vivere con più amore per noi stessi.
D.ssa Lucia Rubini Ipnotista Counselor sistemica con master PNL

Percorso bibliografico
- Kahneman, D. (2011). “Pensieri lenti e veloci”. Milano: Mondadori. Opera fondamentale per comprendere la distinzione tra Sistema 1 e Sistema 2 e l’origine dei bias cognitivi.
- Ariely, D. (2008). “Prevedibilmente irrazionali”. Milano: Rizzoli. Un viaggio affascinante tra i più comuni errori cognitivi e decisionali che compiamo ogni giorno.
- Rossi, E. L. (2002). The Psychobiology of Gene Expression: Neuroscience and Neurogenesis in Hypnosis and the Healing Arts. New York: W. W. Norton & Company. Fondamentale per comprendere il ruolo dell’ipnosi nel cambiamento di schemi mentali e comportamenti automatici.
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