Reverse Mentoring e Coaching e l’Inclusione Generazionale

11 vantaggi del Reverse Mentoring e Coaching per l’inclusione delle diversità generazionali al lavoro. 

Come ho scritto nel mio articolo precedente (lo trovi QUI) in questo periodo storico almeno tre generazioni popolano contemporaneamente il mondo del lavoro. Condividi il Tweet Averle nella stessa Azienda è possibilità sia di problemi, sia di opportunità inimmaginabili.

Da quell’analisi emerge un altro tema importante: il nostro Paese sta invecchiando e in Italia nel 2033 la quota di Over 50 arriverà a 22,5 dagli attuali 17 milioni (Fonte Sole 24 Ore).

Questi dati ci devono far riflettere, perché la percentuale di occupati in questa fascia è destinato a crescere, non solo per l’inarrestabile invecchiamento demografico, ma anche per l’allungamento dell’età pensionabile.

 Cosa può succedere se si resta insensibili a questo nuovo scenario ?

A mio avviso, si rischia che si generino conflitti di posizione tra giovani e senior. In un mercato sempre più veloce, le esigenze produttive sono diventate talmente  stringenti da non potersi permettere un braccio di ferro estenuante e improduttivo tra queste generazioni.

Inoltre, la permanenza in azienda di figure senior che non possono essere messe in pensione ha un costo molto elevato se non seguono la produttività del nuovo e mutevole mercato.

Ogni generazione pensa di essere più intelligente di quella che l’ha preceduta, e più saggia di quella che verrà dopo di lei” George Orwell

In un mondo veloce, volatile, versatile  e fluido, (“VUCA”) l’integrazione, la coesione e l’inclusione tra le nuove generazioni e i senior  è uno degli obiettivi principali per garantire continuità e capacità produttiva alla propria azienda.

Eppure, anche se il fenomeno dilaga, secondo un’indagine condotta da Università Cattolica e Fondazione Sodalitas, la maggior parte delle società in Italia sembra ancora ignorare il problema.

Il dato riportato da questa indagine è che solo 4 aziende su 100 hanno progettato interventi di sostenibilità e di invecchiamento attivo della forza lavoro tra lavoratori Over 50 con azioni di ReSkil e Soft Skill. E quelle che lo stanno facendo hanno privilegiato il sistema di Reverse mentoring.

Ma cos'è il Reverse mentoring e/o coaching e come funziona esattamente? Condividi il Tweet

Il  sistema nasce dal processo tradizionale.

In Fiat, negli anni 2000, nel periodo in cui lavoravo alle risorse umane, avevamo un piano d’inserimento dei nuovi dipendenti:  i senior dei reparti e il coordinatore HR  facevano conoscere alla new entry tutti i reparti con un confronto con il responsabile della divisione  e poi veniva organizzato un tutoring specialistico nel settore in cui veniva inserito lo junior.

Era uno scambio utile, ma monodirezionale e parcellizzato. 

Nel più moderno Reverse mentoring & coaching, i dipendenti più maturi vengono affiancati e guidati dai più giovani su argomenti e strumenti attuali quali social media, tecnologia, app e  applicazioni del mondo web, mentre i senior aiutano i giovani a utilizzare le softskill relazionali per migliorare gli aspetti comportamentali e a definire la strategia di carriera attingendo alle risorse interne invece che a strutture esterne.

In questo modo, da una parte si colmano gap di conoscenza degli strumenti più innovativi nelle generazioni mature e dall’altra si potenziano talenti e processi di miglioramento dei più giovani. Inoltre il processo di Reverse Mentoring eCoaching, a prescindere dai numeri, valorizza le risorse di junior e senior, armonizzandone i rapporti. Condividi il Tweet

Svariati settori, dalle banche, alle assicurazioni, alle consulting company, hanno attivato progetti di Reverse mentoring, tra le quali: Barilla, Danone, Adecco, Kpgm (fonete Forbes).

I VANTAGGI PRINCIPALI DEL REVERSE MENTORING E COACHING: Condividi il Tweet
  1. Creazione di una cultura collaborativa e cooperativa
  2. Incoraggiamento e facilitazione della diversità e dell’inclusione
  3. Ampliamento di vedute con sinergie di differenti modi di vedere e di esperienza
  4. Miglioramento in termini di creatività, strategia, visione innovativa,  anticipazione di business emergenti
  5. Miglioramento nelle abilità di utilizzo degli strumenti digitali, applicazioni e uso dei social in modo strategico
  6. Creazione di un linguaggio comune per uno scambio costruttivo
  7. Comportamento più produttivo attingendo sinergicamente alle softskill e hard skill dei componenti del programma 
  8. Facilitazione relazionale tra le differenti tipologie di generi
  9. Acquisizione di fiducia in se stessi
  10. Facilitazione dell’interazione con manager, leader e altre persone più esperte
  11. Integrazione con persone di diversa estrazione che svolgono anche diverse attività all’interno dell’organizzazione
E IL PROGRAMMA QUANTO COSTA? Condividi il Tweet

Attivare un programma di Reverse mentoring potrebbe essere una spesa relativa, soprattutto se paragonata ai benefici che apporta.

Considerando l’eventuale formazione di un Internal Coach o Mentore, o di professionisti esterni, il costo ulteriore da mettere in conto è solo il fattore tempo. Se i numeri invece sono molto elevati, come nel caso di multinazionali, i programmi diventano più strutturati e possono essere necessarie più figure esterne a supporto dell’organizzazione e del coordinamento del processo per situazioni differenti di multi-etnie e disabilità.

5 FOCUS PER EVITARE GLI ERRORI PRINCIPALI APPLICANDO IL REVERSE MENTORING E COACHING Condividi il Tweet
  1. Essere consapevoli che NON ESISTE un modello standard. Si deve creare un intervento personalizzato. La strategia è fondamentale prima di partire e vale la pena creare un piano con obiettivi chiari e strumenti ben definiti per misurare l’andamento del programma, supportati dal Coach interno o da una figura esterna, per ottenere il massimo beneficio in termini di produttività e armonizzazione della tua organizzazione.
  2. Far condurre a un coach o mentore le sessioni o interviste con i partecipanti prima, durante e dopo il programma.
  3. Istituire un piano di formazione per i collaboratori del programma che sono scelti su base volontaria e che dovranno adattarsi a tutte le modalità delle differenti modalità comunicative dei partecipanti.
  4. Evitare di includere se stessi nel processo se si è CEO, dirigente o titolare d’impresa, perché gestire il programma, essendo già investiti di tanti compiti, non è efficace.
  5. Seguire un piano operativo misurabile per modificare e attuare interventi per il riallineamento degli obiettivi definiti e migliorarlo per i futuri partecipanti.

In conclusione:

Il Reverse mentoring & coaching è un’esperienza molto interessante: una pratica vantaggiosa che migliorerà la collaborazione, la cooperazione e la comprensione all'interno della tua organizzazione. Condividi il Tweet

Il risultato sarà un’armonizzazione dell’ ambiente di lavoro e un miglioramento di relazioni a tutti i livelli: strategia, innovazione, ottimizzazione dell’utilizzo degli strumenti a disposizione, accelerazione digitale che ogni azienda dovrebbe avere.

Se ritieni che è il momento giusto per iniziare con questi nuovi metodi di gestione, puoi compilare il format e richiedere informazioni dettagliate per la tua realtà.

Stefania Vittoria Brancucci
Career & Life coach
Business Developer

Contributor FireFly Social Media Project

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    Un commento su “Reverse Mentoring e Coaching e l’Inclusione Generazionale”

    1. […] Qualcuno mi ha anche intelligentemente accennato ad un problema generazionale. Da Baby Boomer a generazione Z ne passano di valori e idee differenti. Un concetto che rafforza la potenza dell’approccio con processi di coaching al management, o anche di Mentoring e Reverse Mentoring. […]

    I commenti sono chiusi.