“La chiave per un buon ascolto non è la tecnica: È IL DESIDERIO”. – S. GOODIER –

COSA SIGNIFICA ASCOLTARE 3a PUNTATA

La comunicazione per essere efficace richiede soprattutto un ascolto attento, pronto a ricevere tutto ciò che ci viene trasmesso. Dobbiamo comprendere, oltre al messaggio comunicato, anche le emozioni, le motivazioni, i valori che stanno alla base di ciò che il nostro interlocutore ci vuole raccontare.

Un detto zen recita: “Se parli dici quello che sai, se ascolti impari quello che non sai” e, possiamo aggiungere, conosci meglio gli altri. Condividi il Tweet

Bisogna ascoltare attivamente per poter conoscere gli altri. Nel parlato comune spesso usiamo “sentire” come sinonimo di “ascoltare”. Che differenza c’è tra sentire e ascoltare? Sentire è un’attività sensoriale spontanea, involontaria. Si sente con l’udito, il gusto, l’olfatto, il tatto: sento un rumore, sento freddo, sento un cattivo odore.

Ascoltare è un’attività intenzionale e volontaria, con la quale stiamo prestando consapevolmente attenzione a ciò che stiamo udendo e che gli atri ci stanno comunicando, in modo da volerne comprenderne il significato.

Quello che sentiamo – per esempio il rumore del traffico – può addirittura essere fonte di disturbo dell’ascolto e quindi limitare la comprensione che vogliamo ottenere.

Per sentire si usa passivamente l’udito, per ascoltare occorre l’utilizzo attivo dell’udito e della vista, con la partecipazione del pensiero stimolato dalle nostre sensazioni ed emozioni. Per ascoltare è importante voler comprendere fatti, opinioni, sentimenti altrui e capirne il punto di vista. Per ascoltare dobbiamo essere quindi attenti e realmente interessati. Dobbiamo inoltre assumere un atteggiamento disponibile e umile.

Dobbiamo saper attribuire alle nostre opinioni un peso obiettivo, consapevoli che non sono per forza migliori rispetto quelle degli altri. Senza questo atteggiamento potremmo cadere facilmente nell’errore di distrarci, di giudicare l’opinione dell’altro, di volerlo correggere, aspetteremmo ardentemente il momento per dire la nostra opinione, voler dare il nostro consiglio o voler portare l’esempio di una nostra esperienza, tutti ne abbiamo una per ogni occasione!

Delle volte siamo convinti di ascoltare, ma non riusciamo a tacere il nostro dialogo interiore. Devo voler ascoltare solo il mio interlocutore. Condividi il Tweet

In questo modo non possiamo mai collegarci a ciò che il nostro interlocutore ci sta trasmettendo. Non è facile!

Ognuno di noi mette sé stesso al centro delle proprie attenzioni. Ascoltare gli altri significa anche distrarsi da noi stessi, concentrarci esclusivamente nell’accogliere ciò che ci viene comunicato, evitare di pensare di aver già capito o, invece di ascoltare, ragionare solo su ciò che vogliamo dire subito dopo.

Il ruolo dell’ascolto vero nella comunicazione non può essere trascurato e abbiamo già iniziato a vedere alcuni presupposti necessari per far sì che sia realmente efficace. Dobbiamo metterci in condizione di ascoltare, di essere attivamente interessati a ricevere. Non è la parte statica della comunicazione, anzi dal mio punto di vista è la parte più “attiva” e impegnativa. Dalla capacità dell’ascoltatore si determina la buona riuscita della comunicazione.

Come vedremo successivamente l’ascolto non si limita a udire semplicemente delle parole, ci coinvolge in un processo multisensoriale, impegnando anche la vista, la mente e le emozioni. Condividi il Tweet

Per esempio, se mentre ascoltiamo rispondiamo con il silenzio o con un cenno chiaro del capo, invitiamo l’interlocutore a continuare. Non ho parlato, quindi non ho partecipato? Assolutamente no, ho stimolato l’interazione e ho confermato la mia disponibilità a continuare ad ascoltare.

L’ascolto attivo rappresenta l’elemento imprescindibile di ogni processo comunicativo efficace. Lo strumento per accogliere, comprendere e creare un’alleanza con l’altro. Si entra in contatto con l’io profondo del nostro interlocutore (superando il “me” superficiale, descritto perfettamente nei libri di A. De Mello) e quindi si attiva la connessione con le sue profonde convinzioni, le sue emozioni, i suoi valori. Quando ci sentiamo veramente ascoltati percepiamo il senso di vicinanza, di condivisione e ci sentiamo appagati.

È bello trovare chi ci dona consapevolmente la sua attenzione, il suo vuoto, per essere il contenitore del nostro bisogno di relazione. Condividi il Tweet

Realizziamo che abbiamo comunicato in entrambe le direzioni, nel momento in cui l’altro ha semplicemente messo a disposizione se stesso per accogliere le nostre parole e lo sentiamo parte attiva, percepiamo il contributo della sua partecipazione.

Nella nostra esperienza in azienda come nel rapporto con il nostro/a compagno/a, o nei team sportivi, nei rapporti con il vicino o con gli amici, possiamo affermare che spesso non ci siamo capiti perché non eravamo predisposti ad ascoltare apertamente e, al contrario, siamo stati capaci di comprendere l’altro solo quando abbiamo voluto realmente ascoltare, eravamo sinceramente interessati e pronti a ricevere.

Nel caso in cui stiamo ascoltando una persona che si trova in una condizione di disagio o di confusione stiamo entrando in relazione con chi si aspetta tanto da noi, per questo dobbiamo impegnarci perché non è sufficiente essere presenti e sentire, dobbiamo voler comprendere e facilitare la comunicazione con l’impegno concreto di comprendere prima ancora di voler risolvere i problemi, di trovare le soluzioni. Questo ci aiuterà a risolvere le cose difficili quando sono ancora facili!

Come deve essere allora l’ascolto per dare il suo miglior contributo nel processo di comunicazione?

Esiste una formula perfetta di ascolto? Condividi il Tweet

Ci sono infinite condizioni e contesti dove la comunicazione usa l’ascolto in diversi modi. Il mix di contesti, messaggi e interlocutori fa sì che possano esserci diversi stili di ascolto. Impossibile generalizzare, possiamo però definire alcuni presupposti. Ora voglio darti alcune indicazioni generiche che sono di facile applicazione e che comunque puoi approfondire qui:

  • tecnica e adattamento perché non esiste una regola universale, dipende dal contesto;
  • impegno perché dobbiamo applicare al meglio le nostre capacità per una comunicazione efficace;
  • pazienza e apertura mentale perché dobbiamo resistere all’istinto di voler interrompere, dire la nostra e far conoscere soprattutto il nostro pensiero;
  • reale dedizione all’ascoltato senza pregiudizi, senza giudizio, senza superficialità;
  • attenzione e autenticità perché altrimenti rischia di scivolare nella pratica del sentire;
  • sicuramente, più di ogni altra cosa e qualsiasi sia il nostro intento o capacità, la sincera volontà di ascoltare, perché l’ascolto vero nasce dal desiderio!

Di tutti questi punti puoi avere ampio apprendimento ed abilità scegliendo i tuoi corsi preferiti QUI

Marco Labate – Professional Coach
Contributor FireFly Social Media Project
Coaching-style Leadership Promoter
Agile enthusiast – Lifelong learner
H2H Ambassador

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